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Gli addetti stampa fantasma
Io ho molti vizi. Fra i principali c’è quello di continuare a credere che chi viene pagato per fare un certo lavoro debba farlo, e farlo come va fatto.
Ora, in che cosa consiste il lavoro dell’addetto stampa di un teatro? Mi sembra indubitabile che consista nel fornire ai giornalisti le informazioni necessarie circa l’attività di quel teatro in genere e gli spettacoli che vi sono programmati in particolare. E ho detto informazioni.
Accade, invece, che – al posto delle informazioni – dagli addetti stampa dei teatri napoletani ci venga rovesciata addosso, sistematicamente, un’autentica valanga di pomposi e ridicoli soffietti propagandistici, copiati dai comunicati delle compagnie e che, in sostanza, si limitano a ripetere l’ormai insopportabile litania dell’aggettivo «atteso» (o «attesissimo») accoppiato al titolo di questo o quello spettacolo, il quale ultimo, poi, è sempre, ci mancherebbe, «straordinariamente attuale».
Ma vengo subito al dunque, ossia al motivo di questo commento. Secondo il cartellone ufficiale diffuso a suo tempo dal Nuovo, mercoledì scorso, 4 febbraio, doveva debuttare nella sala di via Montecalvario l’allestimento de «Lo zoo di vetro» di Tennessee Williams diretto e interpretato da Arturo Cirillo. E siccome fra i miei vizi principali c’è anche quello di prepararmi (leggendone e studiandone il testo) prima di andare a vedere un qualsiasi spettacolo, avevo svolto pure in questa circostanza tale lavoro.
Senonché, mentre nelle strade erano affissi i manifesti che confermavano il debutto di cui sopra, son venuto a sapere che lo spettacolo di Cirillo era stato spostato di una settimana, con recite da mercoledì 11 a domenica 15. Ma son venuto a saperlo dal Teatro Pubblico Campano, che gestisce per l’appunto il Nuovo e a cui m’ero rivolto insospettito dall’assenza di comunicati stampa circa l’allestimento in parola. Raimondo Adamo, addetto stampa del Nuovo, non aveva ritenuto di dare notizia del suo spostamento. Tanto è vero che non lo sapevano nemmeno al «Mattino», e che, addirittura, ieri pomeriggio mi hanno telefonato per chiedermi che cosa stessi aspettando a mandargli la recensione.
Addetti stampa fantasma, dunque. Per fare un altro esempio, alle 17,55 dell’8 gennaio scorso Sergio Marra, addetto stampa del Teatro Stabile di Napoli, mi ha mandato il seguente comunicato: «Il Teatro Stabile di Napoli informa che lo spettacolo “C’è del pianto in queste lacrime”, con la regia di Antonio Latella, previsto al Teatro San Ferdinando dal 13 al 18 gennaio 2015, è rimandato a nuove date nel corso della Stagione, che verranno comunicate appena saranno definite». E anche se stavolta l’annuncio del rinvio c’è stato, resta il fatto che, però, se n’è taciuto il motivo.
A me risulta che «C’è del pianto in queste lacrime» al San Ferdinando non ci verrà finché Latella non sarà stato pagato. E dev’essere pagato fin da quando, nel settembre del 2012, lo spettacolo in questione debuttò, sempre al San Ferdinando, nell’ambito della sezione autunnale del Napoli Teatro Festival Italia. Ma qui mi fermo, perché rigirare il coltello nelle mille piaghe dello Stabile napoletano è davvero come sparare sulla Croce Rossa.
Enrico Fiore