Napoletano in Svizzera con fratello neomelodico

Gino Rivieccio

Gino Rivieccio

Stefano, un avvocato napoletano trapiantato a Lugano, e la moglie Petra, che gestisce una galleria d’arte moderna, conducono una vita agiata e governata dal proverbiale ossequio svizzero all’ordine e alle regole. L’unico cruccio è che non riescono ad avere figli. Ma ben altre ambasce procurerà loro l’arrivo inaspettato di Peppe, il fratello di Stefano: un ex cantante neomelodico che, al contrario, vive di espedienti radicati nella più bieca e immarcescibile napoletaneria.
Questa, in breve, la situazione che s’accampa in «Ti presento mio fratello», lo spettacolo in scena all’Augusteo. A produrlo e a scriverlo ci si son messi tre teatri (lo stesso Augusteo, il Totò e il Sannazaro) e quattro autori (Stefano Sarcinelli, Peppe Quintale, Luciano Fruttaldo e Gino Rivieccio). E dei risultati fornisco alcuni esempi qui di seguito.
Si va dagli «spermatozoi in cassa integrazione» al «bicarbonato di soia». E ci si rivela che i pesci di mare sono più intelligenti di quelli di lago perché «hanno sale in zucca». Mentre – se Stefano, fidente nella procreazione, grida «banzai» accingendosi all’ennesimo assalto – Petra gli risponde gelida: «Questo, più che banzai, mi sembra bonsai». E non manca nemmeno la citazione di Eduardo: che pur riferita a un ragù scadente («chesta è carne c’ ‘a pummarola»), fa sempre buon brodo.
Invece la «sorpresa» finale non ve la dico: e non perché non voglio togliervene il piacere, ma perché, «telefonata» com’è, potete facilmente scoprirla da soli con almeno mezz’ora di anticipo. Non resta, quindi, che parlare degli interpreti, a cominciare, s’intende, dal protagonista Gino Rivieccio nei panni dell’avvocato metodico con germano casinista.
Il meglio, s’intende anche questo, lo dà nei fuggevoli momenti in cui riesce a ricordarsi della sua specialità, le tirate a rotta di collo su un tema (vedi, nella circostanza, quello dei bagarini intorno allo stadio San Paolo) sviluppato sino ai limiti dell’iperbole surreale.
Al suo fianco Gianni Ferreri nel ruolo di un Peppe che, comunque, rende pure lui un tributo all’«allure» elvetico appendendo nel soggiorno soltanto i poster dei giocatori svizzeri del Napoli, Inler e Dzemaili.
Completano il cast Rosalba Di Girolamo, impegnata a riprodurre l’italiano con pronuncia tedesca di Petra, e un Rosario Minervini che (la regia è di Gaetano Liguori) conduce in porto la virtuosistica impresa di far parlare a un baldo agente della «polizei» un italiano con cadenza genovese.

                                                                                                                                   Enrico Fiore

(«Il Mattino», 26 gennaio 2014)

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