Max Giusti, neo papà da Centocelle a Hollywood

È ritornato Fregoli. Adesso ha le fattezze di Max Giusti, autore (con Andrea Lolli, Claudio Pallottini e Giuliano Rinaldi) nonché, ovviamente, mattatore assoluto dello spettacolo, «Di padre in figlio», in scena all’Acacia per la regia di Marco Carniti. Infatti, v’interpreta – modificando di volta in volta la voce e i gesti – sia un padre che parla al figlio nato da una settimana sia i suoi genitori (il nonno, ricoverato in ospedale, e la nonna del bambino). E come se non bastasse, imita Bergoglio, Ratzinger, Terence Hill/Don Matteo, il solito Berlusconi e, alla fine, Giobbe Covatta nel ruolo del Padreterno.
Dunque, avete capito: la «commedia» di cui pretenziosamente parla il programma di sala si riduce a una serie di monologhi del protagonista legati dal filo assai tenue del suo personaggio: un attore quarantenne dall’incerta carriera che, mentre attende la conferma di un ingaggio oltreoceano, fa un bilancio della propria vita proiettato verso il futuro del figlio; e fra un monologo e l’altro, ecco i balletti, non meno tenui, di 6 girls 6.
Insomma, un allestimento che tiene un po’ del cabaret e un po’ del musical. E d’accordo, qualche momento godibile arriva: come quando, per esempio, il protagonista intona «Da Centocelle a Hollywood», la canzone scritta dal leader degli Stadio Gaetano Curreri, mentre le 6 girls 6 si trasformano da bambinaie, neo mamme e angelici demoni in altrettante Marilyn Monroe, ciascuna, s’intende, dotata di una carrozzina in tutto e per tutto simile a quella che spinge il neo papà.
Ma, avete capito anche questo, non piove la manna, né in fatto di contenuti (dico dell’intreccio con la riflessione esistenziale) né in fatto di risultati spettacolari (dico della capacità di suscitare risate). Restano solo il grande impegno, la bravura e la simpatia di Max Giusti, che, però, a lungo andare (dico delle due ore di durata dello spettacolo) finiscono per girare a vuoto.

                                                                                                                                  Enrico Fiore

(«Il Mattino», 28 dicembre 2013)

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