Fra moglie e marito non mettere il fantasma

 

Leo Gullotta, mattatore di «Spirito allegro»

Leo Gullotta, mattatore di «Spirito allegro»

NAPOLI – Data la sua passione per l’occulto, lo scrittore Charles Condomine ama invitare a casa la vecchia medium Madame Arcati per ricorrenti e spensierate sedute spiritiche fra amici. Mal gliene incoglie, però: ché gli si materializza fra capo e collo l’ectoplasma della moglie Elvira, morta sette anni prima. E i guai non si contano più, giacché, nel tentativo di uccidere Charles per portarselo definitivamente con sé nell’aldilà, lo spettro di Elvira elimina invece la di lui seconda moglie Ruth. Con il risultato che il povero scrittore deve adesso vedersela con 2 fantasime 2, e per giunta l’una dell’altra gelosa. Non ci sono alternative: sarà costretto a cambiare casa.
Questa la trama di «Spirito allegro», la celebre commedia di Noël Coward che la Or.I.S. presenta ora al Diana per la regia di Fabio Grossi. E si capisce, dunque, che siamo di fronte al classico testo d’intrattenimento: portato per la prima volta in scena nel 1941, aveva fondamentalmente lo scopo di distrarre gli inglesi dagli orrori e dai disagi della guerra; e non solo in virtù dell’eleganza e dell’ironia del dialogo, ma segnatamente perché la casa di Condomine – scherziamo pure sulle manie mondane di certa borghesia, senza toccare, per carità, il tè e i biscottini delle cinque! – fu pensata e «costruita» dall’autore in modo tale che apparisse agli spettatori come il solido rifugio dei patrii valori contro le oscure minacce dell’avvenire.
È chiaro, allora, che «Spirito allegro» risulta oggi abbastanza datato. E tuttavia – non per caso Coward fu anche un ottimo attore – il suo meccanismo drammaturgico, oscillante fra la tipica «conversation play» inglese e il vaudeville francese, regge ancora, nel senso che è ancora capace, appunto, d’intrattenere e di procurare risate. Del resto, l’allestimento della commedia prodotto dal Diana è garbato e funzionale: assicurati i ritmi giusti, ossia molto veloci, dalla regia, alla tenuta spettacolare offrono un valido supporto anche gli effetti tridimensionali determinati con la tecnica del «video-mapping».
Infine, a chiudere il cerchio dello spettacolo, insieme divertente e raffinato (scene di Ezio Antonelli, costumi della Sartoria Tirelli, musiche di Germano Mazzocchetti), ci pensa l’ottima compagnia in campo. E accanto all’impagabile mattatore Leo Gullotta (Condomine), vanno citati proprio tutti: Betti Pedrazzi (Madame Arcati), Federica Bern (Ruth), Valentina Gristina (Elvira), Sergio Mascherpa (il dottor George Bradman), Chiara Cavalieri (Violet Bradman) e Rita Abela (la cameriera Edith).

                                                                                                                                             Enrico Fiore

(«Il Mattino», 2 dicembre 2015)

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