Un 25 Aprile speciale

Paolo Fresu mentre suona «Bella ciao» davanti al Sacrario dei Partigiani in piazza del Nettuno a Bologna

Paolo Fresu mentre suona «Bella ciao» davanti al Sacrario dei Partigiani di Bologna

Quello del 2020 è stato per me un 25 Aprile speciale. Avevo detto, nell’articolo intitolato «Caro teatrante, ti scrivo», che mi manca molto Bologna. E da Bologna mi sono arrivati una foto e un commento a quel mio scritto particolarmente confortanti: la foto ritrae Paolo Fresu mentre con la sua tromba suona «Bella ciao» davanti al Sacrario dei Partigiani in Piazza del Nettuno e il commento è di Claudio Longhi, direttore della Fondazione Emilia Romagna Teatro. Li pubblico entrambi, aggiungendovi un messaggio mandato da Barbara Basso, che lavora alla Direzione Cultura del Comune di Firenze.

Questo è il commento di Claudio Longhi:

«Caro Enrico,
perdonami! Non ho commentato a caldo le tue parole, al solito così ficcanti ed acute, per mettere la mia risposta all’ombra di una data simbolica: il 25 aprile.
Mi è capitato spesso di ricordare in questi giorni, e voglio farlo anche ora, che nella Milano del dopoguerra due giovani di bella speranza, Giorgio Strehler e Paolo Grassi, diedero vita al Piccolo Teatro di Milano, non solo palcoscenico di spettacoli che hanno segnato la storia della nostra cultura, ma luogo generativo di una possibile idea di teatro pubblico. È necessario ricordarlo ora, ora che abbiamo davanti a noi una nuova ricostruzione.
Hai ragione: non possiamo esimerci dall’interrogarci su quale statuto tiene oggi il teatro all’interno della nostra società e su quale sia la sua funzione. E bene fai ad ammonirci: la nuova funzione del teatro non può che costruirsi a partire (provo a dirlo a mio modo, traducendo nel mio vocabolario quello che ho colto dal tuo pensiero) dalla drammaturgia – dalla sostanza, cioè, del racconto teatrale, quella complessa partitura che non si esaurisce in un copione ma che coinvolge l’intero dispositivo del raccontare a teatro.
Chiedersi quale sia la funzione del teatro equivale a chiedersi cosa si voglia raccontare a teatro, interrogarsi su quale sia la nostra nuova mitologia, il nostro nuovo “Erat quondam…”.
Per ringraziarti del regalo che ci hai fatto, voglio farti un parallelo omaggio che spero ti sia caro e su cui tutti dovremmo, proprio oggi, 25 aprile 2020, riflettere. In dialogo con Dürrenmatt scriveva Brecht nel 1955: “il mondo d’oggi può essere espresso anche per mezzo del teatro, purché sia visto come un mondo trasformabile”.
Grazie, Enrico. Un grande abbraccio da una Bologna piena di sole, a cui manchi tanto».

E questo è il messaggio di Barbara Basso:

«Ho letto il tuo ultimo commento a margine del pezzo sul teatro e i teatranti sospesi, con l’invito a questi a starsene zitti a pensare: fantastico, ho applaudito per te in cuor mio. Condivido invece una cosa che mi ha detto il mio bambino ieri, Pietro, V elementare. Non c’entra nulla, ma mi ha fatto piacere e mi fa ben sperare per il futuro nonostante tutto, perché una cosa è chiara, i ragazzi ci salveranno… “Mamma, non potevi che essere antifascista, essendo nata il 25 aprile”. Non fa una piega».

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