Lopez-Solenghi story, tra parodie e canzoni il ricordo di Anna

Tullio Solenghi e Massimo Lopez, nei panni di Ratzinger e Bergoglio, durante il loro show in scena al Diana

Tullio Solenghi e Massimo Lopez, nei panni di Ratzinger e Bergoglio, durante il loro show in scena al Diana

NAPOLI – S’intitola semplicemente «Massimo Lopez & Tullio Solenghi show» lo spettacolo in scena al Diana. Il che costituisce una pura tautologia: poiché quel titolo coincide perfettamente con ciò che lo spettacolo è, per l’appunto uno show di Massimo Lopez e Tullio Solenghi. Ma, se avesse voluto riferirsi a ciò che lo spettacolo contiene, il titolo sarebbe dovuto essere: «Massimo Lopez & Tullio Solenghi story».
Infatti, ci viene proposta qui (con l’adeguata assistenza dal vivo della Jazz Company diretta da Gabriele Comeglio) un’antologia di «numeri» che, in pratica, riassumono l’intera carriera dei due mattatori in campo, tornati insieme sul palcoscenico dopo quindici anni. Ed ecco che ritroviamo, accanto a qualche hit della canzone internazionale (vedi il bis conclusivo affidato all’imprescindibile «My way» cantata da Lopez), specialmente il repertorio d’imitazioni parodistiche che ben conosciamo: in forma di duetti (da quello di Gino Paoli/Solenghi e Ornella Vanoni/Lopez a quello di Ratzinger/Solenghi e Bergoglio/Lopez) o di assoli (quelli di Amleto/Solenghi, Domenico Modugno/Lopez, Pippo Baudo/Solenghi, Patty Pravo/Lopez, Maurizio Costanzo/Lopez, Giampiero Mughini/Solenghi, Figaro/Solenghi, Paolo Conte/Solenghi, Giulio Andreotti/Lopez, Sandro Pertini/Lopez, Romano Prodi /Lopez, Silvio Berlusconi/Lopez, il premier Conte/Lopez, Antonio Di Pietro/Lopez, Giorgio Gaber/Solenghi).
Più o meno è tutto quello che vediamo. E, salvo qualche aggiornamento imposto dalla cronaca recente, lo rivediamo esattamente come lo avevamo già visto altre volte.
Fra i «numeri» di maggiore impatto segnalerei la parodia da parte di Solenghi dell’attore accademico che interpreta Amleto con un birignao occhieggiante di seguito l’inglese, il francese, il tedesco, il russo e lo spagnolo (con annesso, irresistibile, accenno al «cante jondo» del flamenco) e quella da parte di Lopez di una Patty Pravo impegnatissima a cercare di non perdere pezzi dopo i miracoli temporanei che le ha regalato la chirurgia estetica.
Non mancano, naturalmente, il Lopez rumorista e un po’ di happening con il pubblico. E intatti si mantengono, insieme con la simpatia, il virtuosismo tecnico e, per l’appunto, la capacità di «tenere» gli spettatori che rappresentano le doti precipue dello stesso Lopez e di Solenghi. Con in più la riprova che i due dispiegano una comicità nello stesso tempo agile e pungente: come, sempre a titolo d’esempio, nei casi dello slittamento di senso Ratzinger-pastore-pastore tedesco allusivamente proposto da Lopez e delle frecciate impagabili lanciate dal Mughini/Solenghi contro Toninelli («ha i neuroni perennemente in cassa integrazione») e Brunetta («è la più grande invenzione di Rambaldi dopo E.T.»).
Un momento particolare, poi, s’incarna nel ricordo dell’indimenticabile Anna Marchesini, giustamente salutato dagli spettatori con un lunghissimo applauso. E insomma, questo è il classico spettacolo fatto su misura per il pubblico teatrale di oggi: un pubblico di estrazione televisiva che predilige di gran lunga la fruizione di tipo passivo (basata, cioè, sulla riconoscibilità immediata e rassicurante degli artisti e di quanto offrono) che giusto il piccolo schermo ha imposto. Il successo pieno, anzi pienissimo, registrato alla «prima» lo conferma al di là di ogni possibile dubbio.

                                                                                                                                           Enrico Fiore

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