Pinter, la vita che scorre nonostante noi

Sara Bertelà in una scena di «Una specie di Alaska»

Sara Bertelà in una scena di «Una specie di Alaska»

Ancorché fra i meno frequentati, «Una specie di Alaska», datato 1982, è uno dei più emblematici testi di Pinter, giacché sottolinea con icastica efficacia l’approdo della sua «filosofia»: se i personaggi pinteriani degli inizi ancora s’ostinavano a invocare la vita, sia pure sotto parvenza di finzione, in «Una specie di Alaska» (Deborah, in seguito a un attacco di encefalite letargica, ha «dormito» per ventinove anni) la vita appare definitivamente lontana: anzi – e in ciò consistono l’aspetto terribile e ad un tempo, la lucidità dell’assunto di Pinter – si svolge al di là della nostra coscienza e, addirittura, nonostante noi.
Peraltro, la vicenda di Deborah traduce esattamente il consistere tipico dei testi di Pinter, per sua stessa dichiarazione immancabilmente sviluppati sulla terra di nessuno che si stende fra i pochi, ambigui dati forniti dai personaggi e la corsa di questi ultimi a nascondersi nel gelido «silenzio» fatto dell’ineffettualità delle parole. E direi che Valerio Binasco – regista dell’allestimento di «Una specie di Alaska» in scena alla Galleria Toledo – non avrebbe potuto illuminare meglio un simile panorama concettuale.
Collocando un certo numero di spettatori sul palcoscenico, a strettissimo contatto con il letto di Deborah, Binasco allude per contrasto – attraverso una sorta di «voyeurismo» da entomologo – giusto a quella vita che per la stessa Deborah s’è svolta a sua insaputa. E il tutto, poi, si riassume e si esalta nella prova strepitosa di Sara Bertelà: che imprigiona il personaggio in un’autentica ragnatela di gesti (ah, quel passarsi la lingua sulle labbra…) tanto diafani nel loro farsi quanto forti nel determinarsi, appunto, come i rari soprassalti della coscienza.
Bravi anche Nicola Pannelli (Hornby) e Orietta Notari (Pauline). Uno spettacolo da non perdere.

                                                                                                                                  Enrico Fiore

(«Il Mattino», 12 gennaio 2014)

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