Un telegramma da Montevergine

Taralli napoletani col pepe

Taralli napoletani col pepe

Credo di dovere qualche spiegazione a chi, fra i gentili frequentatori di questo sito (www.controscena.net) e del blog di Libero «Controscena», si sia eventualmente chiesto perché, rispettivamente in data 18 dicembre e in data 20 dicembre, io abbia ripubblicato la recensione de «La festa di Montevergine» allestita al Sannazaro. Quella ripubblicazione è la mia risposta al seguente telegramma speditomi nello stesso 18 dicembre dalla Signora Lara Sansone, protagonista dello spettacolo in questione:

«Egr. Dr. Fiore, con la presente avendo appreso di una pubblicazione sul suo blog di un articolo dal contenuto assolutamente diffamatorio nei miei confronti alludendo a non meglio specificate voci che giustificherebbero l’interessamento dei maestri Paolo Isotta e Riccardo Muti al mio spettacolo la invito e diffido a rimuovere ad horas il predetto articolo dal suo blog avvertendo che in mancanza sarò costretta interessare l’Ordine dei Giornalisti e citarla in giudizio per il risarcimento dei danni».

Ebbene, preciso, innanzitutto, che non si trattava di «un articolo», ma di un commento – molto ironico e divertito – a un fatto preciso: il fatto che in rapida successione due personaggi di notevole caratura intellettuale, appunto Paolo Isotta e Riccardo Muti, si erano prodotti in un vero e proprio fuoco pirotecnico di elogi sperticati a «La festa di Montevergine», ai suoi interpreti e alla sua (esordiente) regista, la stessa Signora Lara Sansone. Io mi sono limitato ad osservare che quel fatto, mai verificatosi in precedenza, aveva suscitato a Napoli non poca sorpresa, soprattutto perché Isotta e Muti si occupano, fino a prova contraria, di faccende assai diverse dal teatro di prosa. E, ovviamente, nel mio commento non vi era alcun riferimento, diretto o indiretto, alla persona della Signora Lara Sansone.
Comunque, ho rimosso il commento di cui parliamo sia da questo sito che dal blog di Libero, e non perché abbia avuto paura delle minacce della Signora Lara Sansone. L’ho fatto perché ho sbagliato io. Quando si recensisce uno spettacolo, bisogna occuparsi soltanto di quello, senza lasciarsi prendere dalla tentazione di aggiungere alla recensione osservazioni scherzose che con lo spettacolo in sé non hanno nulla da spartire. Ed è questo, poi, il motivo per cui ho ripubblicato la recensione de «La festa di Montevergine» allestita al Sannazaro.

Bicchiere e fiasco di vino rosso

Bicchiere e fiasco di vino rosso

Per quanto riguarda, infine, le folle oceaniche che, a detta della Signora Lara Sansone, si son recate (mò ce vo’, in pellegrinaggio) a vedere la sua messinscena completa di taralli col pepe e vino rosso, posso pure ammettere che vi siano state. Ma mi permetto di avanzare, al riguardo, la stessa obiezione che rivolsi a un’altra attrice, la Signora Monica Guerritore. Il fatto che molte persone abbiano apprezzato lo spettacolo della Signora Lara Sansone non costituisce una prova dell’infondatezza delle mie considerazioni negative su di esso. Altrimenti, stando a un simile ragionamento, dovremmo concluderne che – siccome, certamente, si vende di «Chi» un numero di copie infinitamente superiore a quello delle copie che si vendono della «Divina Commedia» – Alfonso Signorini è meglio di Dante Alighieri.
Chiudo con un augurio. In omaggio alla grande Luisa Conte, che poco prima di morire mi aveva affidato le sue nipoti, appunto Lara Sansone e la sorella Ingrid, sono stato vicino alla stessa Signora Lara Sansone – come lei mi aveva chiesto in una lettera – durante la fase di allestimento de «La festa di Montevergine». Quella mia (del tutto disinteressata) collaborazione non ha dato i frutti che ci si poteva attendere. Ma chissà, forse il futuro ci riserverà occasioni migliori. «Dopotutto, domani è un altro giorno», come disse una certa Rossella.

                                                                                                              Enrico Fiore

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