Latella: «Eduardo? Per me è uno sconosciuto»

Eduardo in una scena di «Natale in casa Cupiello»

Eduardo in una scena di «Natale in casa Cupiello»

«Parto dal fatto che per me Eduardo è uno sconosciuto». È tanto lapidaria quanto significativa la prima dichiarazione di Antonio Latella. Perché con lui – appena tornato da Mosca, dove ha presentato lo spettacolo «A.H.» e tenuto per due giorni una «master class» di straordinario successo – parliamo del suo allestimento di «Natale in casa Cupiello», che debutterà il 3 dicembre all’Argentina di Roma contando nei ruoli principali Francesco Manetti (Luca Cupiello), Lino Musella (Tommasino), Monica Piseddu (Concetta) e Michelangelo Dalisi (Pasquale).
– Ma come, tutti a vantarsi, specialmente in occasione di questo trentesimo anniversario della sua morte, di aver conosciuto Eduardo, di essere stati in compagnia con lui, e lei se n’esce affermando in partenza di considerare Eduardo uno sconosciuto?
«Sì, perché è proprio partendo così che sono riuscito a non farmi condizionare dal testo e da quello che lui ne faceva».
– Quale idea, poi, s’è fatta della popolarissima commedia in questione?
«Innanzitutto, mi sembra che sia un capitolo della storia che è, nel complesso, l’opera di Eduardo: la storia della sua famiglia e, attraverso quella, la storia dell’Italia intera. È questo il dato più interessante».
– Che cosa pensa, in proposito, del misto di dialetto napoletano e lingua italiana che connota «Natale in casa Cupiello»?
«C’è da sottolineare che l’ottanta per cento della commedia è scritto in italiano, in particolare per quanto riguarda le battute di Luca Cupiello; e a prescindere, ovviamente, dalle didascalie, davvero meravigliose. Questo dimostra che lui, Eduardo, voleva accreditarsi come un autentico testimone del Novecento, e non soltanto napoletano».
Torniamo al tema della storia. Evidentemente, influisce anche sulla forma della commedia…
«Certo. I suoi tre atti sono stati scritti in periodi diversi, e in ognuno di essi cambia il rapporto con l’epoca in corso. Ed io, che sono un appassionato di trilogie, non posso non pensare “Natale in casa Cupiello” come una trilogia sul mondo di Eduardo».

Antonio Latella

Antonio Latella

– Come affronterà il realismo di Eduardo, lei che è un regista votato a una cifra simbolica inscritta nell’espressionismo?
«Provo nei confronti di Eduardo lo stesso timore che provo nei confronti di Cechov: siamo alle prese con un realismo potente e dominante. Ed io mi avvicino ad esso in punta di piedi, proprio perché aborro il realismo. La mia messinscena si presenterà, quindi, come il viaggio epico di una famiglia: in altri termini, mi piacerebbe ingrandirlo, il quadro disegnato da “Natale in casa Cupiello”, non ridurlo, appunto, agli elementi realistici».
– Proseguendo, dunque, con il discorso del simbolo, che cos’è, per lei, il presepe di Luca Cupiello?
«È la grande trappola di un grande meccanismo».
– Già, siamo alla forma di Pirandello, in cui l’uomo tenta d’imprigionare le «sorprese» della vita. Ma vuole darci, adesso, qualche particolare sulle forme, nel senso comune del termine, che assumerà la sua messinscena?
«Una per tutte, il legame di “Natale in casa Cupiello” con “Il barbiere di Siviglia”: richiamato, quest’ultimo, non solo dal tema della donna contesa fra due uomini, ma anche e segnatamente dal fatto che, come si racconta nel terzo atto, Luca Cupiello e Concetta l’avevano visto al San Carlo una ventina di giorni prima. Ed è inutile aggiungere che proprio il melodramma, la forma chiusa per eccellenza, mi offre il mezzo per allontanarmi dal realismo».
– In conclusione, può riassumere in una sola frase, alla luce di tutto quanto abbiamo detto, che cos’è «Natale in casa Cupiello»?
«È lo scontro – per l’appunto epico – fra natura morta (il presepe) e natura viva (quella in cui Luca Cupiello entra quando muore, dopo aver passato la vita a costruire una natura morta)».

                                                                                                                                              Enrico Fiore

(«Il Mattino», 5 novembre 2014)

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