L’impotenza del teatro fra pesci rossi, Miss Universo e verdure

Un momento di «Overload» (le foto dello spettacolo sono di Angelo Maggio)

Un momento di «Overload» (le foto dello spettacolo sono di Angelo Maggio)

NAPOLI – Domani alle 20,30 e domenica alle 18 sarà in scena al Teatro Area Nord di Piscinola «Overload» del collettivo fiorentino Sotterraneo, che ha vinto assai meritatamente il Premio Ubu 2018 come migliore spettacolo dell’anno. Ne ripropongo la recensione che scrissi nel giugno scorso quando lo vidi a Castrovillari, nell’ambito della XIX edizione del festival «Primavera dei Teatri».

Ad introdurre «Overload» – sono due performer: l’uno nei panni dello scrittore statunitense David Foster Wallace, che annuncia di voler parlarci «della possibilità di una vita reale nell’era della saturazione delle informazioni», e l’altro incaricato d’illustrare il meccanismo di base dello spettacolo medesimo.
Questo meccanismo, in breve, è il seguente: ogni volta che comparirà il segnale «collegamento», basterà che un solo spettatore si alzi per scegliere se continuare ad ascoltare David Foster Wallace o attivare un contenuto nascosto. Il pubblico lo scoprirà solo nel corso dello spettacolo. Ma ogni volta che attiverà un contenuto nascosto perderà inevitabilmente parti più o meno consistenti del racconto dello scrittore.
Si capisce, dunque, che il tema dello spettacolo è la soglia d’attenzione. Proprio perché siamo letteralmente e continuamente investiti da un flusso inarrestabile d’informazioni, finiamo per non riuscire più a mettere perfettamente a fuoco l’oggetto singolo della nostra riflessione. Si affollano intorno ad esso altri oggetti che da quello ci distraggono. Siamo, insomma, come l’ubriaco al quale il troppo vino bevuto («overload» significa per l’appunto «sovraccarico») toglie la visione nitida di ciò che lo circonda. E stanno nella lucidità con cui viene individuata e sottolineata tale impasse l’intelligenza e l’attrattiva dell’operazione varata da Sotterraneo.

Un altro momento di «Overload»

Un altro momento di «Overload»

Per l’esattezza, David Foster Wallace ci parla, fra l’altro, di pesci rossi, del suo celebre discorso «Questa è l’acqua», di una sua giornata di settembre di qualche anno prima, degli antidepressivi, di sua moglie Karen, dei suoi studenti, del nuovo libro a cui sta lavorando, «Il re pallido», del suo capolavoro «Infinite jest», del suo saggio sulle aragoste, della sua passione per il «Letterman Show». Mentre i contenuti nascosti riguardano, tanto per fare qualche esempio, una ragazza che vince il titolo di Miss Universo, tre «breakers» che irrompono in scena con una loro coreografia, il combattimento fra due galli giganti.
Ovviamente, c’è un elemento che, nel solco di una sagace e molto allusiva strategia, accomuna questi contenuti nascosti. E si tratta proprio dell’acqua che costituiva l’argomento del celebre discorso di David Foster Wallace citato: l’acqua, giusto, come metafora della situazione liquida in cui oggi annaspiamo. Ed ecco, allora, i contenuti nascosti relativi a una cronista che descrive un’alluvione, a un pescatore che attraversa lo spazio con la sua canna, a un nuotatore che si tuffa nel pubblico. E il parallelo stabilito con il suicidio dello scrittore s’incarna nell’incidente stradale che capita ai cinque performer mentre tornano a casa dopo lo spettacolo e che li vede morire annegati.
È anche, s’intende, un’acre meditazione sull’attuale impotenza del teatro, determinata in primo luogo proprio dalla parcellizzazione della conoscenza per effetto di un’informazione «anarchica» che abbassa, nella fattispecie, la soglia d’attenzione dello spettatore medio. E non a caso, del resto, un’impagabile autoironia connota la sequenza in cui, al termine del suo colloquio con David Foster Wallace, l’intervistatrice invita il pubblico a lanciare verdure contro gli attori, sulle note di quei Nirvana che tanto piacevano allo scrittore.
Eccellente, infine, la prova degl’interpreti: Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati e Giulio Santolini. E insomma, davvero uno spettacolo da non perdere.

                                                                                                                                           Enrico Fiore

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