Se sale in cattedra Antonio Casagrande

 

Antonio Casagrande in un momento di «Caffè notturno»

Antonio Casagrande in un momento di «Caffè notturno» (foto di Massimo Medda)

Il titolo, «Caffè notturno», è quello della novella pirandelliana del 1918 che, ribattezzata nel ’23 «La morte addosso», divenne nello stesso anno il ben più noto atto unico «L’uomo dal fiore in bocca». E il dialogo fra il «pacifico avventore» che ha perso il treno e colui che ha ancora poco da vivere a causa di un epitelioma (appunto il «fiore in bocca») si trasforma nel dialogo fra il malato senza speranza e tre studentesse che a mano a mano giungono a mutare le facili ironie su quel signore vestito all’antica nella coscienza che al mondo esiste anche il dolore.
Parliamo dello spettacolo – il libero adattamento della novella di Pirandello è di Antonio e Maurizio Casagrande – che ha inaugurato Zona Vomero, il minuscolo teatro aperto con coraggio e passione da Claudia Mirra e Michele Caputo. E parliamo, quindi, di ciò che a conti fatti questo spettacolo veramente è: la «serata d’onore di Antonio Casagrande» del resto esplicitamente annunciata nell’epigrafe della locandina.
Ebbene, accenno soltanto a quel che Antonio Casagrande regala (non trovo un termine più appropriato) nella circostanza: a parte i passi salienti del testo di Pirandello, si va dai versi di Viviani (del quale, non dimentichiamolo, è stato fra i maggiori interpreti) alla canzone di giacca («Brinneso» di Bovio e Valente), alla macchietta («’O quatto ‘e maggio» di Armando Gill) e, addirittura, alle acrobazie del futurismo («Canzone pirotecnica» di Cangiullo).
Inutile sprecare parole sulla perizia tecnica e sul gusto raffinato con cui questi materiali vengono riproposti. Invece, vale la pena di osservare che – come accade in rarissimi casi – qui la tecnica e il gusto si fanno stile. E lo stile (ce lo ha ricordato più di una volta Roberto De Simone, che ha avuto Antonio Casagrande fra i suoi interpreti) a teatro, ma non solo a teatro, è davvero tutto.
Il puntuale accompagnamento al piano è di Paola, la figlia di Casagrande. E non demeritano, al fianco dello straordinario mattatore (84 anni…), Ania Cecilia (sue anche alcune delle altre canzoni in scaletta), Tiziana De Giacomo e Marianna Liguori, che per esempio si producono in una godibile imitazione del Trio Lescano, oltre che Luca Varone nel ruolo del cameriere.
Dunque, mi piace pensare a questo spettacolo come al passaggio del testimone dal maestro agli allievi. Così si fa scuola, concretamente e senza chiacchiere. E queste sono le uniche «lectio magistralis» che contano. Si replica in vari spazi ad aprile e a maggio, non lasciatevi sfuggire l’occasione.

                                                                                                                                             Enrico Fiore

(«Il Mattino», 31 marzo 2015)

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