Addio a Rino Marcelli

Rino Marcelli

Rino Marcelli

NAPOLI – La notizia me l’ha data stamattina presto, con un sms, Isa Danieli. Tristissima notizia: giacché, con Rino Marcelli, scompare non solo un teatrante completo e finissimo, ma anche una persona squisita, educata e modesta come davvero non ce ne sono molte nell’ambiente spesso becero dello spettacolo napoletano.
Rino Marcelli, all’anagrafe Alberto Servo, aveva 85 anni e da molto tempo s’era ritirato. Ma nessuno riusciva a dimenticarlo, in quanto testimone d’alto rango, uno degli ultimi, dell’epoca gloriosa della sceneggiata e dell’avanspettacolo: due scuole sul piano tecnico incomparabili, che non a caso formarono artisti capaci, in seguito, di spiccare da quel nido il volo verso le vette più alte, in termini di contenuti, della scena partenopea. E Marcelli fu uno di questi.
Proprio con l’avanspettacolo aveva cominciato: nel ’37, prendendo parte a una rivista per bambini insieme con gli altri piccoli allievi di Zietta Liù. E s’era poi affermato, nel ’47, in seno alla compagnia di Franco Sportelli, al fianco, fra gli altri, di Tina Pica. Ma non per pura coincidenza la notizia della sua morte me l’ha data Isa Danieli.
Rino e Isa s’erano conosciuti al Teatro Tarsia (il «Bracco» di oggi), dove avevano partecipato alle irresistibili riviste scritte da Trottolino: come, poniamo, «Carosello d’allegria», «Che succede a quel paese?», «Il mondo è un paradiso di bugie» e «Febbre di donne». E allora c’erano tutte le premesse perché, nel ’65, nascesse al Teatro Duemila, uno dei templi del genere, la Compagnia Stabile dell’Avanspettacolo: con una formidabile «ditta» che annoverava, e scusate se è poco, appunto Trottolino, Marcelli e la Danieli con l’aggiunta di Nino Formicola e Aldo Tarantino.

Rino Marcelli con Isa Danieli

Rino Marcelli con Isa Danieli

Durò appena due stagioni, quella Stabile. Ma fece in tempo a scrivere alcune delle pagine più significative del teatro «leggero» napoletano: anche e soprattutto attraverso un’addirittura eroica dedizione al proprio lavoro, che si traduceva in tre spettacoli al giorno e nell’obbligo di cambiare rivista ogni settimana, con la conseguenza di dover provare nell’angustia del sottopalco mentre, di sopra, veniva proiettato il film. E s’inverò, così, la grande lezione di Viviani: «L’arte del varieté è un’arte specialissima. Chi ve la insegna? L’ambiente stesso, il pubblico, ed il pubblico è il più gran maestro. (…) Quindi arte specialissima quella del varieté, simultanea perché fatta di tante cose agglomerate, in cui accanto al mestiere, al mezzuccio, spesso affiora un guizzo d’arte pura, sintetica, perché a tratti, condotta con pochi tocchi sicuri e la firma… ».
È questo che, poi, consentì a Marcelli di approdare alla corte di Roberto De Simone. E partì la serie, praticamente ininterrotta, degli spettacoli memorabili a cui Rino partecipò con lui, che ne era l’autore o il regista o l’autore e regista insieme. Li elenco qui di seguito: «Eden Teatro» di Viviani (1981), «La Lucilla costante» di Silvio Fiorillo (1982), «Piedigrotta» di Luigi Ricci (1983), «Le religiose alla moda» di Gioacchino Dandolfi (1985), «La Gatta Cenerentola» (1985), «Io ti canto in discanto» (1986), «Le parole e i suoni del Nanianà» (1987), «Pulcinella» di Stravinskij (1988), «Le 99 disgrazie di Pulcinella» (1988), «Il malato immaginario» di Molière (1990), «L’ammalato per apprensione» (1990) e «Il canto de li cunti» (1991).
Ma, naturalmente, Rino Marcelli non si fermò a De Simone. Partecipò anche agli allestimenti di «Miseria e nobiltà» di Scarpetta (1989), «Gli amori di Leopoldo e Nannella» di Giuseppe Rocca (1991), «L’amico di papà» di Scarpetta (1992), «Madama Sangenella» di Scarpetta (1995) e «Il morto sta bene in salute» di Gaetano Di Maio (2000). E si spinse persino nei territori della drammaturgia post-eduardiana, con «Notturno di donna con ospiti» di Annibale Ruccello (1996). Mentre nello stesso anno – col che il cerchio idealmente si chiude – volle riformare la «ditta» con Isa Danieli per dare, al Totò, «Avanspettacolo (come prima… più di prima)». E allo stesso modo, nel 2000 volle tornare alla sceneggiata, con «Lacrime napoletane», al fianco di Mirna Doris e Geppy Gleijeses.
Ciao, Rino. Non so in quale dimensione tu sia entrato, ma so per certo che vi camminerai leggero come hai fatto su questa terra.

                                                                                                                                              Enrico Fiore

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2 risposte a Addio a Rino Marcelli

  1. Renato Rizzardi scrive:

    Caro dottor Fiore,
    grazie per questo ricordo di Rino Marcelli. La sua scomparsa mi ha molto addolorato. Trovo commoventi le parole che ha voluto dedicare a questo grande artista e, ancor più, Uomo, capace di stare al mondo. Un abbraccio e a presto.
    Renato Rizzardi

  2. Enrico Fiore scrive:

    Sì, caro Renato. Rino Marcelli era un Uomo, prima di essere un artista di valore. Diceva Oscar Wilde: “Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste e nulla più”.
    Ricambio l’abbraccio.
    Enrico Fiore

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