Una comicità «Made in Sud»
spruzzata di affondi polemici

Paolo Caiazzo nei panni di Tonino Cardamone

Paolo Caiazzo nei panni di Tonino Cardamone

NAPOLI – Tra sciabolate di luce e sull’onda di una musica fragorosa, cala dall’alto una gabbia in cui si vede, di spalle, l’inconfondibile sagoma di Tonino Cardamone, il popolare «giovane in pensione». Ma subito entra, dalla quinta di sinistra, il mattatore Paolo Caiazzo, che, così, rivela – con il commento: «E già, i’ po’ me mettevo llà dinto!» – trattarsi soltanto di una controfigura di se stesso nei panni del personaggio che lo ha reso noto.
È l’attacco di «Per fortuna che sono terrone», il nuovo spettacolo di Caiazzo in scena all’Augusteo fino all’8 maggio. E riassume un po’ tutte le caratteristiche salienti di questo «one man show»: l’autoironia che connota il discorso sul Meridione e sui napoletani in particolare, l’intervento di ospiti e l’autobiografia artistica, a cominciare, è ovvio, da «Made in Sud», la fortunata trasmissione televisiva che, per l’appunto, vede Paolo Caiazzo tra i suoi protagonisti e ne ha ulteriormente allargato il successo.
In puro stile «Made in Sud» sono infatti le battute che tramano la prima parte dello spettacolo: «Se fossi nato nel ’68 sarei un rivoluzionario, se fossi nato nel ’69 sarei un miracolo vivente», «Il comico è come il ginecologo, lavora dove gli altri si divertono» e, per concludere con gli esempi, «Primma era importante ‘o posto ‘e fatica, mò è importante ‘o post su Facebook». E in linea con un simile genere di comicità si pone, del resto, la facile difesa d’ufficio del Regno delle Due Sicilie contro i «rapinatori» Camillo «…penso…» di Cavour e Giuseppe Garibaldi, accompagnata dall’altrettanto facile polemica nei confronti di «Gomorra» e dal conseguente auspicio di una fiction intitolata «L’Expo e le tangenti milanesi».
Mi affretto ad aggiungere, però, che lo spettacolo ha due facce, sia per quanto riguarda la qualità delle battute sia per ciò che attiene alla sostanza «ideologica» delle medesime. E circa quest’ultimo punto basta citare l’affondo contro la drammatica emergenza dei rifiuti tossici seppelliti nella «terra dei fuochi», con la conclusiva e inequivocabile accusa: «Molti sapevano e non hanno parlato».
Circa la maggiore qualità delle battute faccio invece l’esempio di uno dei dialoghi fra i due vecchi seduti su una panchina: «Pasca’, te veco strano, afflitto…» – «’O fatto è ca ‘o miedeco m’ha ditto ca m’aggio ‘a fa’ ll’analese» – «Nun da’ retta, nun t’ ‘e ffa’: pienze ‘a salute!». E naturalmente, su questo piano il meglio arriva quando entra in campo il vero Tonino Cardamone. A proposito dell’annuncio di Renzi «Per il Sud sono pronti piani e fondi», si chiede: «Ma ce vulesse da’ ‘nu servizio ‘e piatte?». E racconta che a Berlino, mentre il presidente del Consiglio sciorinava le sue ramanzine all’Europa, la Merkel lo guardava e pensava: «Guaglio’, si nun l’avessemo abbattuto te facevo capa e muro».
Al fianco di Paolo Caiazzo – per gli omaggi sentiti ad Arbore, Carosone e Modugno – l’efficace band composta da Emidio Ausiello alle percussioni, Francesco Ponzo alla chitarra, Mimmo Maglionico ai fiati, Roberto Giangrande al contrabbasso e Anna Rita Di Pace al violino e alla voce. E ha completato il quadro, ieri sera, l’ospite di turno Francesco Cicchella, un altro dei protagonisti di «Made in Sud», sul serio molto bravo nella parodia di Massimo Ranieri e del cantante latinoamericano che esegue il brano neomelodico «’O latitante».
Al contrario, Lello Arena – come informa l’Augusteo – sul palcoscenico non è voluto comparire. Paolo Caiazzo dialogava soltanto con la sua voce che pioveva dalla graticcia. Ed è inutile, infine, dire del successo pieno registrato alla «prima».

                                                                                                                                              Enrico Fiore

Questa voce è stata pubblicata in Recensioni. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *