Il Teatro Stabile di Napoli
e un presunto testo di Bergman

Ingmar Bergman

Ingmar Bergman

Debbo aggiungere un codicillo alla recensione dello spettacolo, «Sinfonia d’autunno», in scena al Mercadante.
Alle 16,37 del 22 gennaio 2015, ossia cinque giorni prima del debutto dello spettacolo in questione, ricevei da Sergio Marra, addetto stampa del Teatro Stabile di Napoli, un comunicato in cui si parlava di «Sinfonia d’autunno» come di un testo «nato per il teatro e poi diventato film nel 1978». E poiché a me non risultava che Ingmar Bergman avesse mai scritto un testo teatrale intitolato «Sinfonia d’autunno», la sera della «prima», in attesa dell’inizio della rappresentazione, esposi i miei dubbi circa quel comunicato a Luca De Fusco, direttore dello stesso Teatro Stabile di Napoli. Ma lui subito mi bloccò: «No, esiste veramente una “Sinfonia d’autunno” come testo teatrale autonomo. Io ne ho visto un allestimento diretto da quel Daniel Veronese (uno dei registi argentini ospitati da De Fusco nel suo Napoli Teatro Festival Italia, n.d.r.) che a te piace tanto».
Senonché, vedendo lo spettacolo, non ci misi molto a trasformare i miei dubbi in certezze: si trattava, in effetti (e l’ho scritto chiaramente nella recensione), della sceneggiatura del film tramata di alcune invenzioni, peraltro pregevoli, messe in campo dalla regia di Lavia. E tuttavia, per scrupolo, spesi – una volta tornato a casa – qualche ora di ricerca nel merito. Consultai persino il volume «Ingmar Bergman. Tutto il teatro» di Lise-Lone Marker e Frederick J. Marker, fino ad oggi la più esaustiva analisi del lavoro svolto per la scena dal maestro svedese. Niente. Non esiste alcuna versione teatrale di «Sinfonia d’autunno». L’unica «Sinfonia d’autunno» esistente è quella incarnata dall’omonimo film con Ingrid Bergman e Liv Ullmann.
D’altro canto, lo stesso comunicato stampa ufficiale del Teatro Stabile dell’Umbria, produttore dello spettacolo, parla soltanto di «sceneggiatura». E Roberta Rem, autrice di quel comunicato, me ne ha confermato a voce il contenuto, virgola per virgola: ribadendo, in particolare, che il testo portato in scena da Lavia è, per l’appunto, la sceneggiatura scritta da Bergman per il film «Sinfonia d’autunno».
Avrei voluto chiedere a Sergio Marra dove abbia scovato il «nato per il teatro» che ha diffuso con il suo comunicato e che immagino sia stato fedelmente copiato dai mille imbonitori in servizio permanente effettivo travestiti da cronisti e critici teatrali. Ma l’addetto stampa del Teatro Stabile di Napoli al termine della «prima» di martedì scorso era scomparso. Né mi è stato possibile rintracciarlo per tutta la giornata successiva: in ufficio non risultava presente, al cellulare non rispondeva e nemmeno la sua collega Stefania Maraucci, da me interpellata, ha saputo dirmi dove stava e che cosa stava facendo.
Intendiamoci, però. Io non credo che questa faccenduola sia da interpretare solo nella chiave di un errore. Credo, invece, che sia da interpretare anche, se non soprattutto, nella chiave di una manovra, per quanto piccola e risibile, intesa a spacciare la «Sinfonia d’autunno» in scena al Mercadante per qualcosa di superiore a quello che è nei fatti. Un trucchetto, insomma. E infiniti auguri per l’ottenimento della qualifica di Teatro Nazionale tanto ambita dal Teatro Stabile di Napoli.

                                                                                                                                            Enrico Fiore

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