La famiglia Scarpetta-De Filippo
come una micrografia di Napoli

 

Eduardo De Filippo in «Questi fantasmi!»

Eduardo De Filippo in «Questi fantasmi!»

«Meno male che mio figlio è cresciuto bene, questo è il dono più importante che ho avuto. Devo a lui il resto della mia vita». Sono le celebri parole con cui dal palcoscenico del Teatro Antico di Taormina Eduardo passò il testimone a Luca De Filippo. E davvero si trattava – nell’ambito di una famiglia tanto illustre e popolare quanto complessa e persino avvelenata – di una questione di «eredità», in tutte le accezioni del termine.
Eduardo aveva, certo, bisogno di un erede, anzi di due specie di eredi: di uno mentr’era in vita, per rispondere alle accuse di non voler concedere i diritti delle sue commedie; e di un altro per quando sarebbe stato morto, affinché fossero gestiti al meglio quei diritti e al meglio fosse perpetuata la sua memoria e reso operante il suo messaggio artistico.
Della prima specie di eredi ne nominò diversi. Il più famoso fu Enrico Maria Salerno. Prima gli diede, appunto, i diritti di «Io, l’erede», testo scritto in italiano; e andò bene. Poi, quando Enrico Maria Salerno credette di essere davvero diventato il suo erede, gli mise sotto i piedi una gigantesca buccia di banana, «Questi fantasmi!»; e l’«erede» appena nominato, che aveva dovuto per forza tradurre il testo in italiano (compreso il fatidico monologo sul caffè), cadde in maniera talmente rovinosa che, in quanto erede, non si rialzò più.
Eduardo, quindi, ebbe buon gioco a dichiarare: «Avete visto? Io i diritti delle mie commedie li vorrei pure dare, ma se questi sono i risultati…». E invece, ovviamente, non ebbe alcun problema con la seconda specie di eredi. Aveva pronto l’unico erede legittimo, giusto suo figlio Luca De Filippo. E nel senso che Luca sarebbe stato il più adatto a garantire, ciò che dicevo, il persistere della sua memoria e del suo messaggio artistico, in quel senso vanno intese le parole «Devo a lui il resto della mia vita».

Eduardo Scarpetta

Eduardo Scarpetta

Qui, però, entrano in campo questioni di sangue, dell’appartenenza alla famiglia di cui sopra: quella che fece capo al padre/padrone Eduardo Scarpetta. Pensiamo a Filumena Marturano. Eduardo la definì «la più cara delle mie creature», ma – come ho già avuto modo di osservare – la tratteggiò con affetto e freddezza insieme. In breve, sembra piuttosto chiaro che Eduardo, nel dar vita a Filumena, pensò anche alla propria madre Luisa e alla sua relazione illegittima da cui era nato: dunque, l’affetto e la freddezza che ho menzionato dipendono dal fatto che Eduardo amava, sì, sua madre e nello stesso tempo le rimproverava di non essere stata capace, come Filumena con Domenico Soriano, di ribellarsi alla prepotenza di Scarpetta.
Non vorrei sembrare esagerato, ma la famiglia della quale stiamo parlando ha qualche somiglianza con quelle terribili che ricorrono nelle tragedie greche. Come si spiega il frammento 4149 dei «Diari» di Friedrich Hebbel datato «Vienna, 18 aprile 1847» e che recita: «Una donna a suo marito: sì, è vero, solo uno di questi tre bambini è figlio tuo, ma non ti dico quale perché non voglio che tratti male gli altri»? Che Eduardo avesse letto o meno i «Diari» di Hebbel, credo sia indubitabile che la storia di Filumena Marturano rientri nell’ambito della dimensione mitica che, per l’appunto, s’accampa nella tragedia greca. Ed è per questo che circa quell’impressionante coincidenza testuale, di cui scrissi dettagliatamente due anni fa, sta conducendo una serrata indagine Gigi Spina, per lunghi anni valoroso docente di lingua e letteratura greca presso la «Federico II».

Luca De Filippo

Luca De Filippo

Nello stesso tempo, però, la famiglia Scarpetta-De Filippo (fatte, s’intende, le debite proporzioni) ha prodotto – proprio come quelle del mito greco produssero i fiori preziosi delle opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide – la fioritura straordinaria dei mille talenti attorali che alla sua ombra (e parliamo del formidabile trio Titina-Eduardo-Peppino) si sono formati: a parte Luca e Luigi De Filippo, e a parte il non dimenticato Mario Scarpetta, occorrerà citare qui almeno i vari Antonio Casagrande, Isa Danieli, Angela Pagano, Lina Sastri, Carlo Giuffré, Vincenzo Salemme, Gianfelice Imparato, Sergio Solli, Gigi Savoia e Umberto Bellissimo.
In definitiva, la lezione che viene a ricordarci la pur tristissima circostanza della morte prematura di Luca De Filippo è che tutto questo coacervo di ambiguità, non di rado feroci, costituisce una micrografia di Napoli: e che proprio da tali contraddizioni si può trarre forza.

                                                                                                                                             Enrico Fiore

(«Il Mattino», 29 novembre 2015)

Questa voce è stata pubblicata in Commenti. Contrassegna il permalink.

2 risposte a La famiglia Scarpetta-De Filippo
come una micrografia di Napoli

  1. Luigi Spina scrive:

    Le idee arrivano sulla scena dal tempo e dallo spazio, e gli autori sono sempre tanti. Hai ragione, caro Enrico, nel tuo perfetto articolo sulla famiglia Scarpetta-De Filippo, scritto dopo la scomparsa di Luca, a parlare di mito per l’impianto della “Filumena Marturano” e per quella strana citazione ante litteram di circa un secolo prima, nei “Diari” di Hebbel. Il mistero, purtroppo, è rimasto tale: ne ho scritto, penso in maniera almeno per ora definitiva, sulla rivista on line “Drammaturgia” (http://drammaturgia.fupress.net/saggi/saggio.php?id=6138), ma vorrei ricordare qui come quella ricerca mi ha regalato un incontro con Luca De Filippo, alla fine della serata bolognese di “Sogno di una notte di mezza sbornia”, ai primi di gennaio di quest’anno. Devo quell’incontro, per me ora doppiamente indimenticabile, al tuo suggerimento e poi all’amicizia di Paola Fulciniti, attrice della compagnia di Luca, che proprio quella sera sostituì Carolina Rosi, assente per la morte del padre Francesco, nella parte della protagonista. Preparai per Luca un breve schema del problema, che gli illustrai nel dopo-teatro. Capii che non aveva ricordi che potessero risolvere il problema e qualche giorno dopo ricevetti una mail in cui si confermava che non c’erano documenti in proposito. Anche la storia di Luca, nella famiglia Scarpetta-De Filippo, comincerà a poco a poco a prendere giustamente le cadenze del mito, per quelle somiglianze familiari ma anche per quelle caratteristiche individuali che ne facevano un grande attore.
    Gigi Spina

  2. Enrico Fiore scrive:

    Caro Gigi,
    mi fa piacere che tu sia d’accordo con me. E credo che non importi trovare risposte, ma porsi domande: vale per Hebbel e Eduardo, ma vale anche, e molto di più, per quanto riguarda la vita.
    Ti abbraccio.
    Enrico Fiore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *